AGOSTINO D’INCA’
Valoroso ufficiale degli Alpini, avvocato, senatore e presidente della Sezione
Agostino D’Incà nacque da modesti operai il 4 maggio 1893 e a suon di sacrifici e di tanta buona volontà si laureò in giurisprudenza nell’immediato dopo guerra l’11 dicembre 1919, forse appena cessato il servizio militare.
Allo scoppio della Grande Guerra era ufficiale al 7° Alpini e combattè sulle Lavaredo e in Valsugana, meritando una medaglia di bronzo al v.m. e conseguendo la nomina di capitano.
Passò poi al Btg. Val Cismon, sempre del 7°, al comando della 264° Compagnia, partecipando a numerosi combattimenti e nell’agosto del 1916 partecipò alla conquista del monte Cauriol, rimanendo gravemente ferito, con conseguente ricovero in diversi ospedali per ben 16 mesi di degenza.
Durante la convalescenza ripara a Milano con la famiglia dopo Caporetto e si prodiga nell’assistenza dei profughi. Si dedica poi ad iniziative sindacali e di tutela, assieme a Giuseppe Corazzin, Stefano Cavazioni e Achille Grandi, sostenendo il diritto alle otto ore giornaliere di lavoro e concorrendo anche a varie iniziative a favore della scuola.
Fece parte del Comitato d’Azione per i Mutilatati e Invalidi di guerra e pronunciò inoltre numerosi discorsi nel periodo della strenua difesa sul Piave e sul Grappa, a sostegno della resistenza, sia in Galleria Vittorio Emanuele, sia in varie piazze, propugnando il potenziamento dello sforzo bellico per la vittoria finale.
A fine guerra fu designato all’Ufficio Distrettuale di Belluno per l’assistenza ai combattenti congedati e loro famiglie. Nel 1919, prima del congedo, fondò la Sezione di Belluno dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, presiedendola per diversi anni.
Ma la sua attività e dedizione nel campo dell’assistenza non ebbe sosta e infatti fu anche fondatore e dirigente del Comitato Bellunese di Assistenza ai bimbi del Piave. Fu inevitabile la sua partecipazione alla politica ed entrò a far parte del Partito Popolare Italiano (P.P.I.) e dopo l’avvento del Fascismo entrò nel movimento clandestino di opposizione.
Fu un irriducibile antifascista, tanto che nel 1926 venne affrontato, percosso e gravemente ferito da una quarantina di squadristi. Poi venne destinato al confino “per attività antinazionale, oppositore del fascismo e redattore bellunese del periodico cattolico “L’Idea” di Treviso. E per tutta la vita fu molto vicino alle attività e istituzioni cattoliche.
Venne richiamato nel 1942, col grado di maggiore degli alpini e destinato ad un comando di tradotte per il trasporto di truppe in Russia.
Dopo l’8 settembre fu componente della Giunta clandestina della Democrazia Cristiana (ex P.P.I.) affiancando l’opera del Comitato di Liberazione. Il 19 giugno 1944 fu arrestato dai tedeschi e fece 41 giorni di carcere a Baldenich.
Nel 1945, finita la guerra, fu vice sindaco di Belluno e nominato Pubblico Ministero presso la Corte di Assise Speciale “distinguendosi in questi delicatissimi compiti per assoluta serenità, equilibrio e indipendenza di giudizio che ne hanno sempre contraddistinto il suo rettilineo carattere”. Il Prefetto nel 1946 lo nominò presidente della Deputazione Provinciale fino al 1948, quando diede le dimissioni causa la nomina a senatore.
Agostino D’Incà morì, dopo brevissima malattia, il 2 settembre 1950.
Il suo mandato di presidente della Sezione Alpini di Belluno durò solo poco più di due anni. Ma certamente gli alpini bellunesi ebbero un “capo” di tutto rilievo sotto ogni aspetto.