Albo d'Oro Premio Fedeltà alla Montagna
IL TROFEO
Opera dell’architetto Ennio Cervi di Trieste, rappresenta una radice che esce dalla roccia; 
la radice sembra abbracciare la montagna per non separarsi da essa. 
 
ALBO D’ORO
 
1981
Sezione di Belluno
ASSOCIAZIONE ALLEVATORI (presidente Antonio Dorigo, 60 soci) – 32020 PIEVE DI LIVINALLONGO (BL)

Il 26 settembre 1981, il Presidente Nazionale Vittorio Trentini ha consegnato il premio (L. 6.000.000 che verrà impiegato per la costruzione di un ricovero per pastori della mandria all’alpeggio sul Col di Lana) dopo che i commissari Chies, Innocenti e Morani avevano fatto un sopralluogo rendendosi conto dell’impegno che otto pastori mettevano per gestire la malga Castello con 80 capi, la malga Corte con 136 capi e quella Arabba-Ornella con 115 capi.
Esemplari le parole di ringraziamento di Toni Dorigo:” … Soltanto gli alpini potevano e possono comprendere così bene il valore della terra e l’importanza di rimanere attaccati alle nostre comuni radici. Perciò questo premio vale anche un grazie ai nostri antenati che, per primi e con maggiori fatiche di noi, hanno falciato questi prati, hanno costruito le case e i fienili, sasso sopra sasso, tronco sopra tronco, lasciandoci in eredità insieme al patrimonio aziendale forse modesto, un grande retaggio di fede, di lingua, di usi e costumi che molti ci invidiano perché costituisce una cultura autentica e genuina, fatta di sudore, ma anche di gioie, di cose semplici, ma anche di tanto buon senso, di quella saggezza di montanari che ci sostiene nella perseverante salvaguardia della montagna oggi e – speriamo – nel futuro!”.
 
1982
Sezione di Cuneo
GIUSEPPE MACCAGNO – fraz. Pradeboni – 12015 PEVERAGNO (CN)
 


Il simbolico passaggio del Trofeo dal vincitore del 1981 Toni Dorigo (a destra) a Giuseppe Maccagno (a sinistra).

Bepi Maccagno, Pino per i compaesani e amici, classe 1917, reduce della campagna d’Albania, la notte del 23 marzo 1942 era sul bastimento “Galilea”, che riportava in Italia i reduci dalla Grecia, silurato da un sommergibile inglese, è stato salvato dal suo tenente Livio Zanelli, un bolognese, poi morirà in Russia, che lo afferrò per un braccio issandolo su una zattera improvvisata. Bepi lo ha voluto poi ricordare dando al suo primo figlio il suo nome.
Tenace lavoratore della sua terra, imprenditore, amministratore e – con l’esempio e l’entusiasmo – grande trascinatore. A Pradeboni è stato fra i primi delle valli cuneesi a credere nella coltivazione dei piccoli frutti, fragole, lamponi, ribes e mirtilli, nonché a sostenere con accanimento la validità del cooperativismo, creando un consorzio dei produttori di fragole, quindi il caseificio “Valle Iosina” con oltre 600 soci. 

MOTIVAZIONE
Montanaro per nascita e per elezione, agricoltore ed imprenditore, cooperatore e pubblico amministratore, con la laboriosità, la tenacia e la dedizione di tutta una vita, non solo ha recuperato alla loro naturale ed arricchita produttività vaste aree di montagna già condannate al degrado ed all’abbandono, ma con la forza dell’esempio e del risultato ha costituito e potenziato un dinamico centro di lavoro e di ricchezza che ha attratto prima i suoi figli e famigliari e poi numerosi altri suoi compaesani, recuperandoli alla moderna imprenditorialità agricola montana ed al razionale ed intelligente sfruttamento produttivo delle risorse e vocazioni naturali ambientali, nell’amore per la propria terra montana e per l’interesse dei singoli e della collettività. 


Da sinistra: A. Innocente, G. Maccagno, A.Pezzei, capogruppo di Livinallongo, arch. E.Cervi autore del Trofeo, L.Civilleri capogruppo di Peveragno, L.Chies, G.Morani, T.Dorigo 

1983
Sezione di Pisa–Lucca-Livorno
RICCARDO GIOVANETTI – Valle del Serchio, Garfagnana - 55025 COREGLIA ANTELMINELLI (LU)

Riccardo Giovanetti, classe 1916, vecio della “Cuneense”, campagne d’Albania e Russia. Agricoltore e pastore, a guerra finita riprende in silenzio la dura vita di sempre. Con le sole sue forze, apre nel bosco e nella montagna l’erta e difficile strada che lo unisce al più vicino centro abitato, Coreglia Antelmini, dove in una calda giornata di settembre di quell’anno riceverà, certamente per la prima volta nella sua laboriosa esistenza, le testimonianze di stima e riconoscimento al suo sempre esemplare operato.
 


Seconda fila: Chies, Morani, Perona, Innocente, Merlini,
Prima fila: Dorigo, GIOVANNETTI RICCARDO, Maccagno, Prataviera

1984
Sezione di Vicenza
PIETRO DAL MEDICO - via Meneguzzi, 4-36030 FAEDO-MONTE DI MALO (VI)

Il merito principale di Pietro Del Medico è stato quello di non abbandonare le colline cedendo alla lusinga di un guadagno sicuro e costante per rimanere sui suoi campi con la madre e la moglie per raddoppiare la proprietà e aumentarne le dimensioni con altri terreni presi in affitto e dando esempio ai suoi cinque figli e anche ai compaesani che hanno ripopolato la collina con nuovi insediamenti e qualche piccola azienda.

 

L’avv. Periz, il presidente Caprioli, Pietro Dal Medico

1985
Sezione di Torino
GIUSEPPE E GIANCARLO TOMASINO, gr. A.N.A. Chiaves-Monastero – Borgata Musso, 40 – 10070 MONASTERO DI LANZO (TO)


Montanaro della Val di Lanzo, alpino della brigata “Taurinense”, Giuseppe Tomasino, classe 1960, è sceso dal suo monte in giovane età senza l’intenzione di un abbandono definitivo come tanti altri, ma per studiare ed ottenerwe, all’Istituto Bonafus di Torino, il diploma di perito agrario. Dopo averlo conseguito è ritornato alla montagna per accingersi a costruire, sasso dopo sasso, con coraggiosa iniziativa e provata capacità un vero e proprio centro agrituristico. La perdita del padre (avvenuta mentre Giuseppe stava terminando il servizio militare) ha spronato la sua volontà e con l’aiuto dei fratelli Giancarlo (pure alpino) e Claudio, è riuscito con enormi sacrifici, con duro e impegnativo lavoro di tre anni, nelle stagioni favorevoli, a costruire in pietra e cemento un complesso d’avanguardia a 1.600 metri di quota.
In tre anni di tenace e duro lavoro hanno allestito una stalla modello, riadattato il terreno circostante, incanalato le acque, completato le opere collaterali, mentre per rendere più accessibile la strada che porta all’alpe hanno provveduto gli alpini della zona a rinnovata conferma della solidarietà che da sempre accomuna le genti di montagna.


Dal Medico (vincitore del 1984) e i fratelli Tomasino si scambiano i doni.

1986
Sezione Carnica
GIUSEPPE ADAMI gr.A.N.A. Villa Santina – Piani di Raveo – 33029 VILLA SANTINA (UD)
 


Raveo - Il presidente Caprioli consegna il premio a Giuseppe Adami 

Giuseppe Adami, classe 1943, proprietario di una piccola azienda casearia a quota 1000 m.s.m. , a due ore di strada da Raveo Ariis, il paese più vicino. Bepi, orfano di alpino caduto in Russia nelle file dell’8°, ha creato con anni di faticoso e perseverante impegno un complesso agro-montano di tutto rispetto. Il duro colpo del terremoto del 1976 non ha per nulla scosso la sua volontà e la decisione di insistere nel miglioramento di questo suo piccolo regno, frutto del suo sudore e ricompensa meritata per la sua dedizione alla terra natale.
 
1987
Sezione di Biella
Gruppo A.N.A. MUZZANO – Capo gruppo Mario Peronetti – fraz. Bagneri, Vicolo Mosso, 2 – 13050 MUZZANO (VC)

Bagneri 905 m.s.m., Valle dell’Elvo, alcune case girano intorno alla chiesetta, la canonica e la scuola altre baite sono sparse per la montagna. Nella frazione ci sono solo due bambini in età scolare e la legge sull’ordinamento delle scuole stabilisce che le scuole pluriclassi non possono funzionare con un numero inferiore di dieci alunni. Che fare? Ci pensano gli alpini a mantenere in vita a loro spese l’istituzione trovando validi sostenitori nel capo gruppo di Muzzano Mario Peronetti, nel sindaco Rino Caneparo e aiutati dalla disponibilità della neo diplomata maestra Silvia Perona (figlia del presidente sezionale Corrado e oggi tal Presidente Nazionale).
Con la loro iniziativa non solo permettevano alle famiglie con figli in età scolare di continuare ad abitare nella frazione già praticamente spopolata, ma riuscivano anche a richiamare ssull’importante problema delle scuole di montagna l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità 


Il capo gruppo Mario Peronetti riceve il trofeo

 Alla consegna del Premio il Presidente Caprioli commentava: “… Questi alpini sono tutti matti o tutti santi? Comunque non finisco mai di meravigliarmi di questi uomini eccezionali che pensano agli altri per far vivere e progredire il nostro Paese”. 

1988
Sezione di Parma
GIOVANNI SCARPENTI, Borgo Val di Taro – 43051 ALBARETO (PR)
 


Il presidente Caprioli consegna il premio a Giovanni Scarpenti 

Giovanni Scarpenti, classe 1933, montanino della “Julia”, conduce da solo un’azienda agro-montana si 35 ettari, situata a 900 m.s.m. e a circa 3 km. Di distanza da una strada comunale. Sul suo trattore spicca a caratteri cubitali il motto del battaglione Tolmezzo: “Olà… o rompi!”. Fedele alla terra dove è nato, non ha mai voluto abbandonarla lavorando sodo per migliorarla e ampliare l’azienda. Anche quando a causa delle difficoltà economiche si trovò un lavoro a Parma, chiedeva di fare sempre il turno di notte per poter continuare, di giorno, ad accudire all’azienda.

MOTIVAZIONE
Nato in zona montana dell’Appennino parmense, che ha subito uno spopolamento totale – pur avendo ottenuto, da alcuni anni, un posto di lavoro in una fabbrica nelle vicinanze di Parma, lavoro che gli consentirebbe una comoda esistenza in città – ha preferito mantenere la dimora sui monti, sottoponendosi a un’estenuante condizione di pendolare giornaliero e a un sistema di vita da eremita.
In questo modo riesce ad accudire all’azienda agromontana e a dare ad una vasta zona l’apporto di cure esperte che impediscono il degrado del terreno.
Si può affermare che Giovanni Scarpenti, per amore della montagna, ha preferito il disagio alla comodità, l’impegno allo svago, l’isolamento alla società”.
1989
Sezione di Susa
ELSO E FRANCO VAIR – Frazione Costapietra Val di Susa – 10050 San Didèro (TO)

Elso il padre, Franco il figlio, due alpini che mantengono la dimora in zona montana disagiata in frazione Costapietra il cui nome la dice lunga sulla sua morfologia. Puliscono i boschi, curano il bestiame, costruiscono muraglioni a difesa degli smottamenti che incombono sulla vecchia mulattiera trasformata in carrozzabile. La moglie accudisce la casa, la figlia, finita la scuola dell’obbligo, ha optato per l’azienda paterna, rinunciando alle lusinghe attrattive di attività cittadine: in conclusione un’intera famiglia esemplare da Premio.
 
MOTIVAZIONE
Elso Vair ha mantenuto la dimora in zona disagiata montana, nonostante gli sarebbe stato facile e non lo avrebbe costretto a migrare lontano. La sua, quindi, è stata una scelta di vita, un voler consciamente conservare stile e tradizione dell’uomo della montagna che, con caparbia volontà e a costo di enormi sacrifici, riesce a trarre sostentamento da una terra avara.
Con l’accettazione consapevole e serena della sua condizione, è riuscito a contagiare la famiglia, per cui anche il figlio venticinquenne, dopo aver prestato servizio militare nella artiglieria da montagna, ha deciso di seguire le orme del padre. Merito a Elso Vair per la scelta e l’insegnamento, merito al giovane Franco Vair per aver colto e seguito l’esempio paterno. Una menzione particolare alla moglie Maria e alla quindicenne figlia Giuliana che condividono i sacrifici della famiglia.
 
1990
Sezione di Saluzzo
BARTOLOMEO e PIETRO DANNA – Val Varaita, fraz. Paris – 12020 BROSSASCO (CN)

Nella piccola borgata dove anni fa vivevano diciotto famiglie sono rimasti solo loro, i Danna padre e figlio, che allevano una ventina di bovini, qualche capra, la cura del bosco e la manutenzione della stradina sotto casa (se non la fanno loro, chi la fa?). impegno quotidiano, feste comandate comprese, fatica, isolamento, ma anche caparbietà e atavico spirito di sacrificio ad una realtà che non lascia scelte.
 
1991
Sezine di La Spezia
GINO BERTOLINI 1948 – GIOVANNI MANGANELLI 1952 – RENZO PRETARI 1937 – ETTORE FORNESI  1929 – GRUPPO A.N.A. BAGNONE  - c/o Ca.gr. Barbieri – via Corlaga – 54021 BAGNONE (SP)
 


I quattro premiati (primo, quarto, sesto e settimo da sinistra) con il presidente Caprioli

Nelle alte quote del vasto comprensorio dell’appennino tosco-emiliano dell’alta lunigiana, dove la montagna è brulla e selvaggia, operano da anni quattro pastori, quattro alpini: Gino, Giovanni, Renzo e Ettore. Sono rimasti praticamente gli ultimi a presidiare quell’aspro e difficile territorio, da tempo pressoché deserto. Ed è successo più volte che, oltre ad accudire alle greggi, i quattro si trovassero impegnati nella ricerca di persone smarrite, nel recupero di feriti e nel loro faticoso trasporto a valle. Encomiabile esempio di solidarietà e dedizione alla montagna, in sintonia con le tradizioni alpine.
 
1992
Sezione di Belluno
COOP. AGRICOLA BASSAN srl – via 1 maggio, 40 – 32010 BORSOI di TAMBRE (BL)


Il presidente Caprioli consegna il premio a Rolando Lavina

La pittoresca conca dell’Alpago, fa da cornice al premio consegnato per la seconda volta alla Sezione di Belluno.
Rolando Lavina, presidente della cooperativa composta da sei alpini, è anche Capo Gruppo A.N.A. di Borsoi. L’azienda, di tutto rispetto, con la stalla moderna capace di 155 bovini, è dotata delle attrezzature necessarie per la cura dei terreni e relativo sfalcio altrimenti destinati all’abbandono. Alla conduzione, tutta famigliare, collaborano anche quattro donne – consorti e figlie – che, altre alle mansioni del collettivo, accudiscono naturalmente a quelle insostituibili di … marescialli di cucina. Ennesima conferma di quella operosità e concordia onnipresente della grande famiglia alpina.
 
1993
Sezione “Monte Suello”
 Salò
SILVIO TEDESCHI – gr.A.N.A. di Magasa – loc. Droane – 25080 VALVESTINO (BS)

Silvio Tedeschi, classe 1932, montagnino del gruppo Bergamo, il più giovane di sette fratelli, convive con la madre di 94 anni e una sorella di 65. Oltre a dieci cavalli, 20 pecore e 5 mucche, accudisce a 15 daini in apposite recinzioni; cura poi, una capriolina che lui chiama “Michelina” raccolta e allevata perché orfana a causa del bracconaggio e, per le stesse ragioni, anche un capriolo “Michelino”, già salvato per due volte, nella zona protetta nel parco della Comunità Montana Alto Garda Bresciano. Nell’abitato sono rimasti soltanto cinque persone dove negli anni ’70 erano in trenta. Silvio è rimasto l’ultimo a curare una cappellina intitolata a S.Vigilio organizzando la festa patronale il 26 giugno di ogni anno con la distribuzione gratuita del pane. Nemmeno l’incendio che dal 23 dicembre 1991 al 15 gennaio 1992 ha distrutto tutta la sua proprietà boschiva lo ha fatto desistere dal “continuare” a vivere, e soprattutto a provvedere ai suoi famigliari e parenti, fiducioso, come lui afferma: “ … La natura farà la sua parte, come lo è sempre stato per soccorrermi.” 


Cesare Poncato, Lino Chies, Silvio Tedeschi, Nito Staich, Giuseppe Maccagno
 

1994
Sezione di Genova
MARIO GINOCCHIO – gr. A.N.A. Mezzanego - Sacchetto - 16046 MAZZENEGO (GE)
 


La visita alla famiglia Ginocchio, da sinistra: Cesare Poncato, Mario Ginocchio, Lino Chies, i figli di Mario 

1995
Sezione di Roma
GIULIO D’AQUILIO – gr. A.N.A. S.Rufina - Città Ducale  - 02010 santa Rufina (RI)


Il presidente Caprioli e Giulio D’Aquilio
D’Aquilio Giulio, classe 1941, Battaglione L’Aquila, abita a Santa Rufina - Città Ducale, a pochi chilometri da Rieti. Dopo il servizio militare, dalla fabbrica in città è ritornato in montagna, sulle pendici del Terminillo, dove per il pascolo e l’allevamento ed in particolare per il controllo degli animali è necessario costruire 20 km. di recinzioni. Con 20 soci costituisce la cooperativa Centoparti  assumendone l’incarico di presidente. Nel 1987, con il concorso della V° Comunità Montana e di due progetti che impegnano 50 giovani in due campi scuola, restaurano il Casale D’Antonia a quota 1300 m.s.m.,  adibendolo anche ad agriturismo. Poco più a valle in località Ficocchi, Giulio acquista un piccolo podere per proprio conto che dopo averlo dissodato dai sassi e dal bosco lo coltiva con ogni genere  di ortaggi che rivende anche in paese.
Il presidente Caprioli rimarca che il premiato oltre che ammirazione desta per qualcuno qualche sorpresa in quanto è la prima volta che viene assegnato ad un alpino del centro sud ma questo a conferma che non possono esserci dubbi sulle capacità e impegno degli alpini anche al di fuori delle zone tradizionali del nord Italia.
 
1996
Sezione di Luino
DAVIDE TOSI – Curiglia - Via Leonardo da Vinci, 1 - 21010 Monteviasco (VA)

L’artigliere Davide Tosi, classe 1967, attuale capogruppo di Monteviasco, ritornato nel 1988 dal servizio militare ha continuato per breve periodo la piccola attività agricola con il padre ed il fratello. Anche grazie all’entrata in funzione della teleferica che collega il piano con Monteviasco, prima raggiungibile solo a piedi (n. 1000 gradini), ha deciso di ingrandire l’attività che permette oggi di ospitare 80 caprini, di una razza particolarmente adatta a vivere in montagna e apprezzata anche dall’assessorato regionale dell’agricoltura, ed inoltre n. 40 ovini, 6 bovini e alcuni suini da riproduzione. La frazione è stabilmente abitata da 15 persone ed indubbiamente l’attività del nostro alpino permette a lui ed al fratello di vivere salvaguardando la montagna fornendo prodotti locali apprezzati dai turisti che frequentano la zona.


La visita – da sinistra: Lino Chies, Davide Tosi, Francesco Bertolasi, Pier Giorgio Busnelli (presidente della Sezione Luino).

1997
Sezione Abruzzi
PAVONE GABRIELE, PASQUALE, SISTO – Cont. Campo S. Maria - 65010 Montebello di Bertona (Pescara)
 

Da sinistra: Il presidente della Sezione Abruzzi Ornello Capannolo, Giulio Pavone, il capogruppo di Montebello di Bertona Venanzio Fidanza, papà e mamma Pavone – Luigi e Bambina -, Nicola, Gabriele, Pasquale Elio e Sisto Pavone e il nipote Roberto Pavone.
 
Gabriele, classe 1946, Btg. L’Aquila 93° Compagnia – Pasquale, classe 1953, Btg. L’Aquila 108° Compagnia – Sisto, classe 1959, Btg. L’Aquila 143° Compagnia, costituiscono con i famigliari 14 unità tutte residenti nell’Azienda Agricola Montana dei Fratelli Pavone in contrada Camposantamaria in Montebello di Bertona. L’azienda si trova in una zona disagevole, alle soglie del Parco del Gran Sasso, soggetta a vincoli di vario ordine che limitano l’attività, non ultima la presenza dei lupi che spesso riescono a predare le greggi nonostante l’attenta vigilanza e i danni che ne derivano (circa 20 pecore all’anno) vengono scarsamente risarciti. La famiglia affiatata ed organizzata (ogni giorno a pranzo sono 20-22 persone) supplisce ai disagi dimostrando amore e rispetto per la montagna da cui trae con fatica il necessario fino al punto di farsi il pane e la pasta in casa (il vecchio forno della famiglia viene acceso una volta alla settimana). Nell’attaccamento al territorio, i fratelli Pavone trovano il modo di rendere sopportabile anche la distanza dalla scuola per i loro figli che superano ogni difficoltà per frequentarla assiduamente.
 
1998
Sezione di Cividale
GIUSEPPE SPECOGNA gr. A.N.A. Montefosca – Via Montefosca, 81 - 33046 Pulfero (Udine)

A Montefosca, in un piccolo paese dell’alta val Natisone, un tempo molto popolato, sono rimasti poco meno di un centinaio e tra questi Giuseppe Specogna che guida il locale gruppo alpini di 36 soci. Ritornato dalla Svizzera per adempiere al suo dovere per svolgere il servizio militare è rimasto al paese sostentandosi con una piccola bottega di artigiano falegname ma senza tralasciare il lavoro dei campi. Dopo il terremoto non si è perso d’animo e ha aperto una piccola osteria che diventerà poi un vero e proprio agriturismo, unica attività rimasta ma importante centro di aggregazione per il paese che anche i pochi turisti che vi transitano hanno imparato ad apprezzare per la genuinità dei prodotti offerti.
 
1999
Sezione Saluzzo
CELESTINO PEYRACHE – Borgata Chiazzale, 26 - 12020 Bellino (Cuneo)
 

Il presidente Parazzini consegna la targa del premio a Peyrache
 
Celestino Peyrache, classe 1943, alpino del battaglione “Susa”, con innegabile attaccamento alle tradizioni ha dimostrato fedeltà a quei valori che contraddistinguono la gente di montagna e la stessa Associazione Nazionale Alpini, mantenendo in vita, con il sacrificio e il lavoro nella terra nativa, un patrimonio d’inestimabile valore a rischio d’estinzione.
Il nucleo famigliare, composto dai figli, gli alpini claudio e Roberto, da silvana, maria teresa e Beatrice, lavorano a tempo pieno nella conduzione dell’azienda agricola, dedita principalmente all’allevamento del bestiame bovino e ovino, il cui comprensorio sorge a 1.650 m.s.m., in località chinale, ultimo aggregato abitativo della valle.
 
2000
Sezione di Feltre
SAVERIO FACCHIN – Via Sorriva, 311 - 32030 Aune di Sovramonte (BL)
 


Saverio Facchin con la moglie Eufemia che lo aiuta nel duro lavoro quotidiano

MOTIVAZIONE
Con profondo amore per la sua terra, sfuggendo alle lusinghe dell’emigrazione, ha creato un’azienda agricola che, pur con l’adozione di moderne tecnologie mantiene i canoni tradizionali dell’allevamento alpino.
Ha saputo, con l’esempio e lo stimolo, divenire anche un modello per il suo paese ed il locale gruppo A.N.A., che con lui operano attivamente sul territorio.
Splendido esempio di montanaro che alle doti naturali ha saputo coniugare lo spirito alpino.
 
2001
Sezione Pinerolo
FRANCO DURAND CANTON - Borgata Ciatona, 1- 10060 Bobbio Pellice (Pinerolo)
 


Il Presidente Parazzini consegna il premio a Franco Durand Canton cl. ‘67

MOTIVAZIONE
Dopo aver svolto il servizio militare nel 4° reggimento artiglieria alpina, ha ripreso la sua attività nell’azienda famigliare dedicata all’allevamento del bestiame bovino, ovino e caprino ed  alla produzione di prodotti caseari improntati alla tradizione ed alla conservazione dei prodotti tipici della zona, con dedizione e passione. Ha anche dedicato la sua attività ed il suo appassionato impegno al recupero di stabili montani in disuso, creando le condizioni di permanenza sulla sua montagna per sé e per il suo nucleo famigliare.
La dedizione alla sua terra è un magnifico esempio di fattivo attaccamento alle montagne ed alle sue tradizioni oltre che di spirito alpino, ed è un encomiabile esempio per i giovani montanari.
 
2002
Sezione di Genova
PIETRO MONTEVERDE - 16049 - Santo Stefano d’Aveto (GE)
 


Il presidente Parazzini consegna la pergamena con la motivazione del premio all’artigliere alpino Pietro Monteverde cl. ’67.

MOTIVAZIONE
Con l’amore, sentito e forte, per la sua terra e per gli antichi valori che derivano dalla tradizione di montagna, ha saputo creare con caparbietà e sacrificio, una attività che vive personalmente in tutti i suoi aspetti.
La ricerca di uno sviluppo, non disgiunto dalla ferma volontà del rispetto dei canoni della tradizione,lo ha portato a sacrificare le sue personali esigenze, fermo nella convinzione che l’amore per la montagna passa inevitabilmente attraverso sacrifici e rinunce.
Ciò non gli ha impedito di essere sempre presente nella attività del gruppo A.N.A., nelle iniziative locali ed in tutto ciò che è promozione del suo paese, della sua terra, del suo ambiente.
In questo anno che la comunità internazionale dedica alle montagne, l’associazione Nazionale Alpini premia in questo giovane la fedeltà alla montagna, alla sua cultura ed allo spirito alpino degno delle più pure tradizioni.
 
2003
Sezione di Belluno
COOPERATIVA “MONTE CAVALLO” - Tambre
 
La Sezione di Belluno ospita il premio per la terza volta e il Presidente Arrigo Cadore ha parlato del premio come di un “Nobel alla montagna, un riconoscimento per quanti con coscienza e tenacia non abbandonano le valli”. 


La cooperativa “Monte Cavallo” al completo: da destra Osvaldo Saviane, Stella Mennel,
Milo e Mirko Fulin, Valentino De Prà, Luca Fulin, Silvia Toigo, Stefano De Prà e i piccoli
Riccardo e Giorgia.

 


Valentino De Prà, Milo Fulin, Arrigo Cadore, Giuseppe Parazzini 


Pietro Monteverde,
Valentino De Prà, il capo gruppo Loris Bona, Giuseppe Parazzini, Mauro Romagnoli
 (Fotoservizio Guido Comandulli)

La cooperativa “Monte Cavallo” nasce nel 1976 dall’impegno di 9 soci: Valentino, Fabrizio e Stefano De Prà, Osvaldo Saviane, Milo, Luca e Mirko Fulin (tutti alpini), Stella Mennel e Silvia Toigo hanno continuato il lavoro nei pascoli imparato dai genitori. “Nel 1983 quando è iniziata l’attività della cooperativa – racconta Valentino De Prà – da questi pascoli non si ricavava neanche un chilo di fieno: era tutto sassi e la zona era utilizzata come poligono militare. E pur facendo altri lavori per vivere, appena avevamo un momento libero io e gli altri soci ci dedicavamo al prato e agli animali”.
Ci sono voluti ben 19 anni per completare in tutte le sue parti l’azienda agricola, in cui oggi lavorano 9 dipendenti. È una struttura all’avanguardia nel campo dell’allevamento zootecnico, della produzione di latte, della carne e di prodotti caseari, tutti rigorosamente biologici e venduti con il marchio del Centro Caseario Allevatori del Cansiglio. L’azienda si estende su una superficie di 165 ettari, comprensivi di malghe e pascoli. Un’ampia zona in località Col Indes è occupata dall’impianto agricolo: la stalla con 150 vacche di cui una settantina da latte, curata da Attilio Fulin, il locale mungitura automatizzato dal quale ogni giorno si ottengono 21 litri di latte per capo e l’essicatoio per il foraggio. Una struttura che alle tradizionali tecniche ha affiancato le indispensabili moderne tecnologie: la maggior parte delle vacche sono infatti provviste di un bracciale elettronico, applicato sulla zampa posteriore, che ha il compito di segnalare con anticipo malattie e patologie dell’animale: “Non utilizziamo antibiotici – ci tiene a precisare Valentino De Prà – usiamo solo omeopatia, grazie anche alla competenza del nostro veterinario che quotidianamente segue gli animali”.
Oltre ai bovini la cooperativa tiene al pascolo un gregge di agnelli pagotti, una razza di ovini in via d’estinzione e dieci cavalli da monta, utilizzati anche per le escursioni nella vicina foresta del Cansiglio, un’area posta sotto tutela dalla Comunità Europea che gli alpini della cooperativa aiutano a tenere pulita.
Proprio dove si trova il maneggio, qualche centinaia di metri più a Nord dell’azienda agricola, in località Pian Grant, sorge l’agriturismo in cui gli ospiti possono assaggiare tutti i prodotti tipici della zona, le marmellate e i succhi, prodotti raccogliendo i frutti del bosco.
Il presidente Parazzini, ha esaltato lo spirito del premio: “Sintesi dell’uomo alpino che è attaccato alla montagna e lavora duro perché la terra oltre ad essere bassa è in salita”.
Ha poi rivolto l’attenzione su un tema caro alle penne nere, quello della difesa dei reparti alpini in armi, proponendo una parallelo tra il servizio militare e l’utilità che ne deriverebbe per la tutela della montagna: “La difesa dell’ambiente montano non può non iniziare dalla vocazione e dalla passione per la montagna che spesso si rafforza nei mesi di naja. Se si snaturano le Truppe alpine, se si sciolgono le fanfare, si concorre a minare alla base quel delicato equilibrio che è proprio della montagna, della sua gente e della sua cultura. Ciò determinerà una reazione a catena che produrrà la perdita non solo delle nostre tradizioni, ma andrà anche a discapito dell’ambiente montano e di ciò che ad esso è connesso”.
 
2004
Sezione Valsesiana
ENRICO BONETTA del Gruppo A.N.A. di Agnona - Borgosesia
 


Enrico Bonetta con i suoi famigliari

Enrico Bonetta, al ritorno dal servizio militare, nel 7° Alpini, continua l’attività pastorizia con i genitori. Ristruttura le baite all’alpe Busgnac e all’alpe Oro vicino a Foresto (Borgosesia). Poi nel 1968, rilevata l’attività dei genitori e decide con la moglie Elena Debernardi, di spostarsi sopra Sabbia, in alta Valsesia, dove fa rinascere l’abbandonata alpe Campo (1.525 m.s.m.) e l’alpe Laghetto (1.810 m.s.m.) ai piedi del monte Capio. Nel 1978, grazie anche ad un piccolo contributo della Comunità Montana, è riuscito ad installare una teleferica che serve all’alpe Campo e che sale per 4 chilometri, fin all’alpe Laghetto. E’ qui che a metà giugno transumano gli animali dall’Alpe Scalogna, vicino a Foresto: due giorni di viaggio a piedi con 80 vacche, 120 capre e 110 pecore per coprire i 20 chilometri di strada in valle e per salire all’alpeggio. Bonetta ha realizzato anche un acquedotto che convoglia l’acqua di una fonte che sgorga centinaia di metri più a monte grazie al quale l’acqua incanalata fa funzionare una turbina producendo energia elettrica. Tutto il latte viene lavorato in un caseificio a Piode del quale Bonetta è stato per 3 anni presidente.
 
2005
Sezione Abruzzi
DINO SILLA – Scanno (L’Aquila)
 


Dino Silla

Per la seconda volta dalla sua istituzione, il Premio Fedeltà alla montagna è stato assegnato alla Sezione Abruzzi.
Dino Silla, sin da piccolo ha dimostrato uno spiccato amore verso la tradizione di famiglia dedicandosi alla cura e alla custodia dei suoi animali. Per arricchire le sue conoscenze, ha scelto l’Istituto Agrario di Alanno, conseguendovi il diploma, dieci anni or sono. Quindi, prima di tornare definitivamente a Scanno, un anno di leva. E, guarda caso, anche qui la vita di Dino è stata indissolubilmente condizionata dalla montagna, con la sua destinazione finale, nel corpo delle penne nere. Partito col settimo scaglione ’96, il nostro alpino ha prestato servizio presso il IX Reggimento Alpini L’Aquila con l’incarico presso il Meteomont. Quindi, a fine naia, di nuovo a casa, di  nuovo a Scanno, di nuovo in montagna: nello stesso ambiente dei nonni, Dino e Luigi, e dello zio Gregorio.
Nella sua azienda, Dino Silla, produce numerose qualità di formaggi e latticini. La stalla si trova ai piedi del monte Godi (2.011), in località Le Prata (1.280), dove rivola giù il fiume Tasso, per correre verso il lago di Scanno, in cui sfocia.
Produce formaggi e ricotte, della ricotta Scorza Nera, (formaggio coperto da una scorza nera ottenuta attraverso un particolare procedimento di oleazione, costituisce, da parte dell’azienda Rotolo G&C, di un’antica tradizione locale), del Gregoriano, nelle sue due varianti: ad alta e a bassa stagionatura.

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