Don Piero Zangrando
DON PIERO ZANGRANDO
Un cappellano del 7° Alpini decorato al v.m.,
 un patriota, un prete generoso
 
 

Piero Zangrando nacque a Perarolo il 7 novembre 1878, fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1903, nominato cappellano militare e destinato al 7° Reggimento Alpini nel 1915, precisamente al Btg. “Monte Antelao”, e passò un anno con la 96^ Compagna. Meritò ben due decorazioni al valor militare tra cui una medaglia di bronzo.
Dopo la Grande Guerra fu nominato parroco a Sospirolo, impegno pastorale che non gli impedì di essere presente, con Messa o senza, a tutte le più importanti manifestazioni alpine e alle gite dei “veci” sui luoghi di guerra. Nel 1930 “per un complesso di ragioni politiche e di curia”, venne nominato parroco a Candide, in Comelico, dove morì l’8 dicembre 1935.
Così A.M. (Angelo Manaresi il “Comandante” dell’A.N.A.) lo commemorava su “L’Alpino”:
E’ morto don Piero: la notizia triste vola di monte in monte, di trincea in trincea, di valle in valle.
La odono quelli di sottoterra e si fanno incontro alla grande ombra: - Noi siamo i morti del 7°, quelli che tu, don Piero, raccomandasti a DIO nell’ora estrema, quelli che sempre ricordasti nella preghiera e nel pianto, soldato fra soldati tu ritorni fra noi a vivere eterno nel cielo della Patria”.
Don Piero, così semplicemente lo chiamavano tutti, ai  numerosi incontri o raduni alpini venne ricordato per i suoi discorsi pieni di amor patrio, di entusiasmo, da alpino vero, ma anche ministro di Dio. Scrisse un libretto “I verdi del Settimo” in occasione dell’inaugurazione del monumento al 7° alla presenza di S.M. Vittorio Emanuele III e dell’inaugurazione del Ponte della Vittoria a Borgo Piave.

Da “L’Alpino” 1939, a quattro anni dalla morte: “E’ innanzitutto un fuggevole ricordo alla sua opera di valoroso combattente che partecipò nel 1915 alle azioni di Monte Piana, delle Lavaredo, dell’Oberbacher, del gruppo del M. Cristallo, Cresta Bianca. E dai suoi appunti stralciamo: “Ho assistito dal principio alla fine questo combattimento (azione di M.Piana) e posso dire di essere meravigliato dei nostri soldati… I primi morti furono da me seppelliti in cima alla strada del Piana. Il stesso, mentre dopo il combattimento impartivo l’estrema unzione ad un austriaco nei pressi della Piramide Carducci, corsi pericolo di essere fatto prigioniero. Ebbi il cappello forato da pallottola di fucile.” ….

Arguzia di un uomo semplice
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Don Zangrando fu l’ideatore della costruzione della Madonna della Croda, una chiesetta ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo e presiedette all’”arrangiamento” delle tavole di legno, tanto che la chiesina fu poi anche chiamata della Madonna del Furto. Era con gli Alpini del “Val Piave”. Qualcuno gli chiedeva: “la Madonna della Croda, don Piero, è quella che s’invoca o quella che si moccola quando la scalata della roccia diventa maledetta?” E lui: “Mascalzoni! L’imprecazione. Tirata quando si è proprio in bisogno e con cuore che sia puro, non solo viene perdonata, ma è presa lassù come una pura e semplice invocazione”.
Umiltà e povertà francescana.
Don Zangrando, per dotare di un tricolore un Ente di Villapiccola d’Auronzo, vende l’unico oggetto d’oro da lui posseduto, l’orologio. Molti anni dopo, avuta in dono da un Treves de’ Bonfili una ricca automobile, corre, tutto festante, a venderla per ripartirne fra i suoi poveri il ricavato.
Il passo giusto.
Il 26 maggio 1926, alla presenza del Re, fu inaugurato a Belluno, nella caserma del 7° Alpini, il monumento ai caduti. Dopo la grande sfilata dei 10 Battaglioni di Guerra ricostituiti, il Sovrano, entusiasta per la magnifica sfilata, chiama a sé il ten. Bonomi, Collare dell’Annunziata, il ten. Italo Balbo, la medaglia d’oro Polla, il magg. Riverberi, Ordine militare di Savoia e infine, tra tanti illustri alpini, anche il nostro don Piero. Il Re espresse le sue congratulazioni per la riuscita cerimonia e, rivolgendosi al valoroso cappellano, gli fece scherzosamente osservare che tra tanti alpini che erano sfilati davanti a lui col passo perfetto, solo lui, don Zangrando, aveva il passo sbagliato. “Maestà – replicò don Piero – in trincea ho sempre marciato con il passo giusto”.

Da “L’Amico del Popolo” sabato 21 dicembre 1935 
IL FUNERALE DI DON PIERO - CANDIDE 
LE SOLENNI ONORANZE AL NOSTRO INDIMENTICABILE PIEVANO
I funerali del nostro amatissimo Pievano furono un vero plebiscito di stima e di affetto da parte della popolazione e da parte di tutta la immensa famiglia “Scarpona”…. La folla è enorme; altissime personalità ed autorità sono confuse in mezzo ai fedeli; non è possibile nella relazione di un settimanale il ricordare il nome di tutti; ci piace ricordare il nome di uno solo, teneramente amato da don Piero: il Generale Sassi. Una intera Compagnia di Alpini, con musica e con fanfara; una lunghissima fila di ex alpini, tra i quali oltre 40 ufficiali; larghissime rappresentanze delle organizzazioni del Regime, dei Popieri del Cadore, dei Combattenti, dei Club Alpini, di Comuni, di Cooperative, ecc…. nel presbiterio avevano preso posto una quarantina di sacerdoti, … fra le centinaia di persone che hanno inviato telegrammi o lettere di doglianza alla famiglia o al Podestà di Candide notiamo: s.e. Italo Balbo, s.e. Manaresi, s.e. mons. Adeodato Piazza ora Patriarca di Venezia, il Principe Colonna, s.e. il vescovo Castrense, s.e. il Prefetto di Belluno, il senatore Giusti, il generale Rossi, il generale Bez,...
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