DALLA CASERMA “TOMMASO SALSA” (Belluno) ALLA VILLA “DE MANZONI” (Pat di Sedico)
La scarsa visibilità del Museo del 7° è sempre stato un cruccio per il compianto presidente Mario Dell’Eva che ha sempre ambito di trovare locali consoni a far partecipe il maggior pubblico possibile all’esposizione del numeroso materiale,.
Alla ritrosia dei militari comandanti del 7°, detentori legittimi della disponibilità dei reperti, si aggiungeva la difficoltà di reperire a Belluno un sito adeguato, ma intanto il materiale deperiva con scarsa cura e più volte fu paventato anche il trasferimento in altri luoghi, se non addirittura la sua dispersione.
La soppressione della Brigata “Cadore” e di numerosi reparti Alpini diedero la stura alle reali preoccupazioni della Sezione Alpini di Belluno di perdere questo patrimonio e furono così, in modo più o meno larvato, interessati varie istituzioni affinché si provvedesse a trovare una ubicazione stabile e che almeno fosse redatto un inventario di tutto il materiale disponibile. Fu proposta anche la costituzione di un comitato in difesa del Museo per salvaguardarne la permanenza in Belluno, coinvolgendo anche le Sezioni Alpine di Feltre, Cadore e Valdobbiadene affinché ne fosse curato il trasferimento e la migliore gestione dei reperti.
Purtroppo il tempo passava e non si approdava ad alcun risultato ma i numerosi solleciti della Sezione Alpini di Belluno ottennero almeno che, il Presidente della Provincia di Belluno, Oscar De Bona, il 17.02.1997, scrivesse ai vari uffici militari auspicando che tutto il materiale inerente la raccolta di cimeli storici del museo del 7° Alpini non andasse trasferita al di fuori della Provincia di Belluno.
Alle preoccupazioni e proposte dell’A.N.A. seguirono varie assicurazioni:
- Il 17.03.1997, il Generale Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino Angelo Becchio, assicurava per il mantenimento dei cimeli del Museo in Belluno nella caserma Salsa sede del 16° rgt. alp. “Belluno”.
- Il 12.01.1998, il gen. C.A. Salvatore Sabatino, comandante la Regione Militare Nord Est, concordava con le soluzioni prospettate dall’A.N.A. di trovare adeguata sistemazione nella caserma “Fantuzzi”.
- Il 23.07.1998, Il sindaco di Belluno Maurizio Fistarol, concordando per la redazione dell’inventario, rilevava di non breve durata le trattative in corso per l’acquisizione delle caserme “Tasso” e “Fantuzzi”.
- Il 24.07.1998, il gen. Primo Gadia, dal Capo di Stato Maggiore Regione Militare Nord, tranquillizzava sulla sorte del museo del 7°, ricordando che il sindaco di Belluno, in trattativa per l’acquisto della Fantuzzi, avrebbe espresso l’intendimento a riservare tutto il piano terra dell’immobile per la sua dislocazione.
- Il 19.10.1998 il gen. Pasquale De Salvia Comandante le Truppe Alpine con sede in Bolzano conveniva sulla disponibilità per le soluzioni proposte dall’A.N.A..
Le cose andavano però per le lunghe e emergevano oggettive impossibilità di trovare disponibilità di locali in città. Finalmente il presidente della Provincia offrì alcuni locali di villa Patt in Sedico, che dista da Belluno soltanto 11 chilometri e teneto conto che la consegna del materiale del museo doveva essere assicurata ad un ente o istituzione che garantisse affidabilità e continuità costante per il futuro, il Consiglio Direttivo della Sezione Alpini di Belluno, il 29.01.2000, unanimemente decideva di aderire alla soluzione offerta dalla Provincia.
Subito dopo Franco Patriarca, presidente della Sezione Belluno, comunicava alla Provincia l’unanime consenso per la sistemazione dei locali destinati al museo, offrendo ogni possibile appoggio anche di manodopera.
All’incontro che seguì il 10.02.2000, tra i componenti della presidenza della Sezione (Patriarca – Poncato – Cadore – Dal Borgo – Dell’Eva) con il presidente della Provincia De Bona e l’assessore Todesco, la Sezione Alpini si concordò di richiedere ufficialmente il benestare al Comando Truppe Alpine per il trasferimento nella villa Pat (ex Villa De’ Manzoni) e l’affidamento del museo del 7° Alpini alla Provincia.
Il parere favorevole del comando militare, per il quale si adoperò anche il gen. Angelo Baraldo, giunse il 22.03.2000 e il 15.01.2001, il presidente della Sezione inviava alla Provincia il progetto estimativo di massima per il recupero di una porzione della villa Pat, elaborato dagli alpini Savio Alessandro – De Toni Renato.
Finalmente, anche il 26.09.2002, il Comando Truppe Alpine, con il parere favorevole dello Stato Maggiore dell’Esercito, autorizzava il trasferimento dei cimeli dai locali del 16° CIL di Belluno a villa Pat in Sedico.
La Provincia ebbe quindi via libera per trovare i finanziamenti adeguati e predisporre un progetto per ristrutturare i locali dove allestire il museo. Il cammino fu ancora lungo, ma già nel 2002 furono approvati sia il progetto preliminare e sia quello esecutivo in linea tecnica; poi il finanziamento con i contributi della Regione Veneto e della
Fondazione Unicredit Banca spa e infine, il 20 dicembre 2005 poterono iniziare anche i lavori d’allestimento del museo del 7° Reggimento Alpini, che racconta la situazione storica nell’arco temporale dell’esistenza del 7° Reggimento Alpini. Siamo contenti di affermare che la pazienza è stata premiata perché ne è valsa veramente la pena dando atto a quanti si sono adoperati, soprattutto ai dipendenti dell’ufficio tecnico Provinciale e agli amministratori che in modo così egregio hanno lavorato affinché, il prezioso gioiello, potesse essere inaugurato il 2 giugno 2007.