Nella disumanità della guerra, soltanto l’uomo combattente porta un senso di umanità, con le sue speranze e paure, slanci e desolazioni, impennate e crolli. L’alpino oppose a tutte le sofferenze, alle fatiche, alla disperazione, alla morte, le sue virtù di cittadino: il senso del dovere; la solidarietà; il rispetto dell’onore, proprio quando è più difficile rispettarlo; il gusto di far bene le cose difficili. La storia dei reparti alpini in guerra è storia dell’Associazione, per diritto conquistato sul campo.
Il 25 luglio 1943 il regime fascista si sfascia. Con la liberazione di Roma, l’Associazione riprende l’attività limitata alle province centro-meridionali. Il 13 agosto 1944, assume la carica di Commissario nazionale l’avv. Marcello Soleri, che è anche ministro del Tesoro, segretario è il capitano Giuseppe Giusti di cui resterà la preziosa relazione sull’operato della sede nazionale dal 26 luglio 1943 al 20 ottobre 1946.
L’assemblea nazionale tenutasi a Milano il 20 ottobre 1946, cui era presente anche la sezione di Belluno, approvò il nuovo statuto e nominò l’on. Ivanoe Bonomi a capo il Comitato Centrale provvisorio in attesa dell’assemblea dei delegati che lo confermerà presidente del primo Consiglio Direttivo Nazionale del dopoguerra. Nella stessa seduta il gen. Pietro Zaglio da Belluno venne nominato consigliera nazionale.
Intanto a Belluno la Sezione cominciava a tessere le prime trame per la ripresa di una vita associativa che la guerra aveva travolto e disgregato. Difficile superare le incertezze e i sospetti ma si riuscì a ricucire faticosamente gli strappi della guerra unicamente sotto un simbolo che univa tutti: IL CAPPELLO ALPINO.
Dopo un periodo di commissariamento retto dal maresciallo Giuseppe Rodolfo Mussoi, (promotore di una petizione per la ricostituzione in Belluno del 7° Alpini, facendovi aderire tutti gli Enti di Belluno, Comuni della provincia e della zona pedemontana trevigiana) a fine maggio 1948, presso la sede di via Carrera, l’assemblea generale dei soci elesse il nuovo consiglio e, a presidente onorario, il gen. Pietro Zaglio, a presidente effettivo l’avv. Sen. Agostino D’Incà di cui fu vice Rodolfo Mussoi e, stretti collaboratori, i consiglieri col. Vittorio Lontana e col. Giovanni Luchitta (che nel 1951 verrà eletto presidente e durerà in carica fino al 31 dicembre 1956). I soci erano 1510.
Nel 1951 furono inaugurate le costruzioni del rifugio “7° Reggimento Alpini” e della vicina chiesetta, ai piedi del Monte Schiara. Opere realizzate a tempo di primato, grazie anche al notevole apporto dato dall’8° Alpini e dal Gruppo a.m. Belluno con le salmerie per il trasporto materiali da Case Bortot alla sede della costruzione.
L’11 aprile 1954 fu una giornata memorabile perché “in poche ore fece rivivere un passato lontano e recente, legato alle fasi più salienti della vita militare, vissuta intensamente in pace e in guerra, ricordi che non si cancellano più nel cuore di queste brave e generose genti della montagna”. Così si esprimeva il presidente Giovanni Luchitta riferendosi alla celebrazione della costituzione della nuova Brigata Alpina Cadore e dei suoi Reggimenti 7° Alpini e 6° Artiglieria Montagna.
Il 1° maggio 1957 iniziò il mandato il nuovo presidente dott. Giacomo Pellegrini con il suo vice Giuseppe Rodolfo Mussoi ed il valido segretario Luigi Perissinotto, Gigi Bartesaghi fungeva da segretario addetto al tesseramento.
Gli anni cinquanta si concludono con un diffuso entusiasmo e un certo spirito di autonomia nelle varie zone, come l’Agordino e l’Alpago; or qua or là, pressoché in ogni Comune, nascono nuovi Gruppi o si ricostituiscono quelli che erano già costituiti prima della guerra.
QUARTO PERIODO 1961 – 2000
Il 19 marzo 1961 il consiglio direttivo si rinnovava. Il dr. Giacomo Pellegrini, degno successore del ten. Col. Giovanni Luchitta, fu affiancato da due vice presidenti: il col. Vittorio Longana e il cav. Giuseppe Rodolfo Mussoi, segretario fu nominato Luigi Bartesaghi e tesoriere il rag. Amedeo Brigo (già Capitano degli Alpini, che riuscì, con uno stragemma, a porre al sicuro il Museo del 7°, salvandolo dalle depredazioni dei tedeschi). Per cinque anni daranno vita ad un ringiovanito Consiglio Direttivo: Francesco Brigo, Carlo Ghe, Lino Giacometti, Mario Pietriboni, Luigi Perissinotto, Carlo Terribile, Nazzario Sauro Francescon, Angelo Stiletto, Bruno Zanetti e Giovanni Feltrin; revisori dei conti Ives Bortot, Giuseppe Caldart e Bruno Luchitta.
A causa dell’invalidità di guerra ai polmoni del presidente Pellegrini, che gli procura non pochi ricoveri ospedalieri cui vi fece fronte il vicario Mussoi, e per la catastrofe del Vajont, l’assemblea dei soci viene convocata con due anni di ritardo nel 1966. Nel frattempo Mussoi venne eletto anche consigliere nazionale nel 1963 rimanendovi per due mandati (sei anni).
Dell’immane tragedia del Vajont diremo in altro spazio.
Così il 19 marzo 1966 si riunì il nuovo consiglio diretto da Rodolfo Mussoi eletto all’unanimità e nella stessa riunione furono nominati vice presidenti Bruno Zanetti e Giovanni Feltrin, confermati segretario Luigi Bartesaghi e tesoriere Amedeo Brigo. Il consiglio ravvisava l’opportunità che Mario Dell’Eva fungesse da aiuto segretario e viene chiamato Fortunato Zanatta a dar una mano in segreteria.
Nello stesso anno venne organizzato un raduno del btg. Belluno 1915-18, sotto Forcella Bois nel 50° della mina del Castelletto e stampato un libretto commemorativo.
Il 1967 si apre continuando la sottoscrizione nazionale per gli alluvionati del 4 novembre 1966. in gennaio sul Nevegal furono organizzati i Ca.S.T.A. militari e in tale occasione la Sezione venne particolarmente elogiata per l’organizzazione del 1° Campionato nazionale di slalom gigante.
Il 1968 fu dominato dalla manifestazione d’interesse nazionale, il 3° raduno della Divisione Pusteria a Belluno, che coincise anche con la nuova inaugurazione del rifugio “5° Regg. Artiglieria Alpina” sul Visentin. Presenti alle cerimonie del 31 agosto e 1° settembre oltre 5.000 penne nere e tanti bei nomi del secondo conflitto mondiale, come la med.d’oro gen. Emilio Battisti, il col. Aldo Rasero, il col. Lelio Castagna.
Il 1969 vede il rinnovo del consiglio direttivo con la presenza all’assemblea dell’allora vice presidente nazionale Franco Bertagnolli. Alla conferma del presidente Mussoi segue anche quella del vice Bruno Zanetti. Anche Mario Dell’Eva viene nominato vice presidente, segretario sempre Bartesaghi coadiuvato da Flavio Arnoldo.
Il 1971 ricorre il 50° anniversario della Sezione ricordato al Nevegal con un raduno e una gara di staffetta alpina sul percorso Col Faverghera – Col Visentin denominata “Un fiore al Visentin”. Per l’occasione il consiglio della Sezione si fece anche promotore del dono di una carrozzella elettronica ad un disabile.
A ricordo del 50° della Sezione, il comune di Belluno concede l’intitolazione del nuovo Ponte sull’Ardo “Ponte degli Alpini” e nel 1972 agli ingressi del ponte vengono poste due statue, opera di Franco Fiabane, il cui disegno originale è riprodotto anche sul nostro grest.
Il 1972 è l’anno del Centenario del Corpo degli Alpini che si apre con la riedizione dei Ca.S.T.A. sul Nevegal e contemporanea disputa del Campionato Nazionale A.N.A. di slalom gigante affidato all’organizzazione bellunese. Altre manifestazioni: Raid alpinistico, Savona – Trieste – Roma nei mesi di giugno e luglio; Esercitazione alpinistica alle Tre Cime di Lavaredo; Fiaccolata e staffetta da Canale d’Agordo a Venezia, via Belluno; Trofeo Carlo Calbo gara di corsa in montagna; Inaugurazione delle due statue de “L’Alpino”, opera di Franco Fiatane, volute dal sindaco dott. Pietro Zanchetta e scoperte il 4 novembre 1972.
1973 – La sede Nazionale dell’A.N.A. assegnò a Belluno il Campionato nazionale di fondo che venne disputato a Falcade il 24 e 25 febbraio.
1975 – Inizia la ristrutturazione (la prima) dell’Esercito Italiano e quindi anche delle Truppe Alpine. Il presidente Bertagnolli (appena succeduto a Ugo Merlin deceduto in un tragico incidente) lancia l’allarme convocando a Milano un’assemblea straordinaria (26 gennaio), si parlava già di soppressione di molti reparti alpini. L’A.N.A. scuote l’opinione pubblica, purtroppo il solco è aperto. Vengono soppressi i Reggimenti, restano i tre Battaglioni Belluno, Feltre e Pieve di Cadore alle dipendenze della Brigata.
1976 - Un anno eccezionale. In maggio il terrificante terremoto in Friuli. Il presidente Bertagnolli lancia la proposta: mandiamo volontari alpini. Alle prime titubanze e dubbi gli alpini risposero in massa; furono attivati n. 11 cantieri, a noi toccò il 2° di Attimis; si avvicendarono in turni settimanali 118 volontari che ripararono 120 case; nella sottoscrizione raccogliemmo 10.640.000 lire .
Il 18 luglio, al Nevegal, si disputò il campionato nazionale di corsa in montagna, con la nostra organizzazione.
La presidenza nazionale aderì alla raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per il voto degli emigranti all’estero. Nonostante il sapore politico fu trovata piena fiducia della gente: la nostra meta erano 2000 firme e ne raccogliemmo 3899, in campo nazionale il “quorum” era 50.000 firme e ne raccogliemmo 215.559! La legge andò in porto solo nel 2000 e stiamo ancora aspettando il regolamento attuativo.
1977 – Sono stati rimessi in piedi i cantieri in Friuli. Corrono voci sulla soppressione della Brigata Cadore.
1978 – All’assemblea nazionale di Milano, Bruno Zanetti viene eletto consigliere nazionale che Bertagnolli incarica subito a segretario del consiglio.
1980 – In novembre si verificò un disastroso terremoto in Irpinia e Campania, la nostra sezione raccoglierà circa 17 milioni per la sottoscrizione indetta dalla sede nazionale e invierà alcuni volontari.
1981 – La sede nazionale assegnò il premio di Fedeltà alla Montagna alla Cooperativa Allevatori di Livinallongo.
1983 – Il 28 maggio il consiglio della sezione, alla presenza di don Gigetto De Bortoli, aderisce come socio fondatore alla costituzione del Centro Italiano di Solidarietà (Ce.I.S.). L’11 giugno, in piazza dei Martiri si schiera il Battaglione Belluno per il giuramento solenne delle reclute ed il conferimento della cittadinanza onoraria alla “Cadore”.
1984 – 11 marzo, assemblea sezionale e votazioni per il rinnovo del consiglio direttivo. Nella successiva riunione del 24 marzo Rodolfo Mussoi ebbe l’unanime ennesima conferma a presidente, la nomina a vice presidenti di Bruno Zanetti, Giovanni Sartori e Cesare Poncato; Mario Dell’Eva assunse in pieno l’incarico di segretario.
Il 27-28 ottobre la Prefettura e la Brigata promuovono una esercitazione di protezione civile con la partecipazione di volontari della Sezione.
Il 15 dicembre 1987, dopo un ricovero ospedaliero, a 82 anni, muore il Presidentissimo Giuseppe Rodolfo Mussoi, accompagnato al cimitero di Cusighe (Belluno) da una selva di gagliardetti e vessilli di Sezione, autorità civili, militari (presente un picchetto armato) e tanta, tanta gente.
Ci ha lasciato una fotografia con una dedica: “Carissimi alpini, vi lascio una preziosa eredità: la Sezione Alpini di Belluno, abbiatene cura”.
1988 – Il 6 marzo, all’assemblea annuale, il consiglio direttivo, nominato l’anno precedente, rimaneva in carica designando Bruno Zanetti presidente con l’anzianità di Mussoi, cioè per due anni.
Nel 1990 il tesseramento si chiude con il superamento di 7000 soci ordinari.
1991 – In ricordo del 70° anniversario della costituzione della Sezione, la presidenza, con il Comitato d’Intesa e al Centro Studi Prisma, realizza un’idea che riscuoterà vasta eco ed apprezzamento per la sistemazione di dieci sentieri adatti ai disabili nella conca dell’Alpago. L’iniziativa aveva previsto, oltre alla costruzione di capannine in legno attrezzate per la sosta anche la pubblicazione di migliaia di opuscoli con tutte le indicazioni, caratteristiche, altimetrie, grado di difficoltà, notizie della zona ed habitat faunistico e vegetativo; l’edizione è stata curata dal vice presidente Cesare Poncato.
1992 – L’avvenimento principale dell’anno fu la concessione del Premio di Fedeltà alla montagna alla Cooperativa Agricola “Bassan” di Borsoi d’Alpago. La cooperativa era presieduta da Rolando Lavina che era anche il capogruppo Alpini di quella località.
La consegna del premio venne fatta dal presidente nazionale Leonardo Caprioli che contestualmente inaugurò anche la nuova sede del Gruppo.
Iniziava la meravigliosa avventura in terra di Russia “Operazione Sorriso” per la costruzione di un asilo a Rossosch. Per tali lavori, membro della commissione fu anche il consigliere nazionale Cesare Poncato e vi parteciparono anche numerosi volontari della nostra Sezione.
Continuano le iniziative per la difesa della “Cadore” ed il comitato bellunese chiese invano di poter avere un colloquio con il Ministro della difesa Andò. Dopo dieci anni di apprezzata attività, le squadre antincendio boschivo di Mel, Trichina e Limana festeggiarono l’anniversario di costituzione.
1993 – Per l’adunata di Bari il gruppo di Mel (Renato Menel) organizzò una tradotta con la partecipazione di oltre mille alpini. A Belluno venne inaugurato il monumento al mulo opera di Massimo Facchin per iniziativa degli artiglieri. Finalmente, dopo anni di chiusura, viene riaperto il rifugio del Visentin con una nuova gestione.
1994 – Siamo a 7.500 soci e si costituisce il 43° gruppo, quello di Frassenè Agordino. Ad Agordo viene consegnato l’Agordino d’Oro alla Brigata Alpina Cadore. Intanto viene soppresso il Distretto Militare. In novembre una devastante alluvione colpisce il Piemonte e anche molti volontari della Sezione partecipano ad Asti e Canelli all’opera di soccorso e sgombero.
1995 – Finalmente abbiamo una sede nostra, in via Tasso proprio in locali dell’ex Distretto Militare.
1996 – Zanetti lascia la presidenza e non si ricandida, gli subentra Mario Dell’Eva affiancato dai vice Cesare Poncato e FrancoPatriarca. Altro richiesto intervento di protezione civile in Versilia – Toscana. 60 volontari partirono coordinati da Orazio D’Incà per le zone devastate.
1997 – 10 gennaio, mattina gelida, giorno triste; i reparti in armi sono schierati di fronte alle proprie bandiere, al labaro nazionale, ai gonfaloni dei comuni e ai gagliardetti listati a lutto, ai tanti alpini con il cuore gonfio: in piazza dei Martiri, là dove era nata nel 1954, si svolge il “funerale” della gloriosa BRIGATA ALPINA CADORE. Il Capo di S.M. Esercito Incisa di Camerana ha l’ingrato compito di chiudere la prestigiosa formazione e di consegnare la bandiera del 7° Alpini al Battaglione Feltre e inviare quella del 6° Montagna al museo dell’Altare della Patria a Roma.
In aprile ha luogo una grande esercitazione triveneta di protezione civile “Piave 97” che vede la partecipazione di 22 sezioni, 1231 volontari alpini, 150 mezzi utilizzati, 30 cantieri di lavoro in 8 comuni della val Belluna, 14270 ore di lavoro e 2500 quintali di legna tagliata e accatastata.
Pochi mesi dopo l’esercitazione, la sezione è di nuovo operativa per il terremoto Umbria – Marche. In turni successivi vengono impiegati 100 volontari per un totale di 648 giornate a Rasiglia, Foligno, Ponte S.Lucia, Scopoli, Casale, Case Nove, Cifo e Ferrone. Significativo l’apprezzamento del sindaco di Foligno: “La collaborazione dei volontari dell’A.N.A. ha avuto anche importantissimi risvolti sociali, in quanto rappresenta la solidarietà di una associazione di grande rilevanza ed organizzazione e, soprattutto, proveniente da altre regioni, ma sempre sotto il segno del Tricolore.”
1999 – Dell’Eva lascia la presidenza e non si ricandida; il nuovo consiglio nomina presidente Franco Patriarca e vice Arrigo Cadore, Angelo Dal Borgo e Cesare Poncato. In aprile un altro intervento impegnativo delle squadre di protezione civile, addirittura oltremare, a Kukes in Albania, a prestar opera di soccorso ai profughi del vicino Kossovo. 60 volontari si dichiararono pronti alla partenza per una missione che rivelò poi anche un certo pericolo.
Viene organizzato il primo memorabile raduno dei reduci della “Brigata Alpina Cadore” che il 19 settembre sfileranno (non meno di 5.000) dietro i cartelli indicanti ogni reparto, dalla piazza del Polisportivo, per il ponte Nuovo e piazza dei Martiri con scioglimento in piazza della stazione, davanti al comandante delle Truppe Alpine gen. Pasquale De Salvia, autorità, sindaci e vecchi comandanti della Brigata.
2000 – Ennesimo impegno di protezione civile: Dordogna in Francia in una zona devastata da un violentissimo uragano e il nostro intervento venne richiesto dal Governo francese a quello italiano, che riconosce la nostra validità “solo nel momento del bisogno”. Una squadra di specialisti è stata inviata con quelle di altre sezioni che hanno riscosso l’ammirazione ed il plauso delle autorità locali.
Ricorre il centenario del rifugio Visentin inaugurato nel 1900 ma ricostruito sui ruderi del primo rifugio Budden distrutto nel 1917 dopo la ritirata di Caporetto, nel 1938-40 sorse il rifugio “5 Reggimento Artiglieria Alpina”.
A nulla valse anche una dimostrazione a Roma dei 4000 gruppi A.N.A., ma la nuova legge sul reclutamento ha soppresso la leva obbligatoria.
L’anno si chiude, purtroppo, con un altro intervento operativo di protezione civile: 106 volontari sono stati impegnati nell’alluvione che ha colpito nuovamente l’alto Piemonte e la Val D’Aosta; ma contemporaneamente anche le nostre zone subiscono danni per frane e smottamenti e non si contano i nostri volontari impiegati in Alpago, Agordino e Zoldano, in nobile slancio altruistico.
Mario Dell’Eva terminava il suo testo “La Sezione Alpini di Belluno oltre il duemila – ottant’anni di vita, ottant’anni di impegno” con queste parole:
”E’ giunto il momento per esaminare quanto fatto e sento di poter dire: indipendentemente da quanto dirà il lettore, “ai posteri l’ardua sentenza”, che sono contento e non per soddisfazione personale, ma per aver dato alla “mia” Sezione il film dei suoi ottant’anni.
Ad altri il compito di scrivere la storia degli ultimi vent’anni quando sarà ora del centenario, perché LA SEZIONE VA OLTRE IL 2000! “
Mi sento in dovere di esternare un grazie affettuoso a Mario Dell’Eva per tutto quello che ci ha donato. Con lui ho convissuto tanti anni di vita Alpina, gli ho fatto anche da vice presidente e prima, con lui, anche a Mussoi e a Zanetti. Abbiamo condiviso molte soddisfazioni… qualche amarezza l’abbiamo lasciata subito alle spalle perché consapevoli di dover adempiere al desiderio di Mussoi che lasciando in eredità la Sezione ci spronava ad averne sempre cura. Cesare Poncato