LE ORIGINI DEL MUSEO DEL 7° ALPINI
Nel 1937 ricorreva il Cinquantesimo della fondazione del 7° Reggimento Alpini. Era allora comandante il col. Carlo Ghe e nel cortile della caserma “Salsa”, alla base del monumento (opera della scultore ten. alp. Silvio Zaniboni da Riva del Garda), venne deposta una urna in ferro battuto (disegno dello stesso col. Ghe) che conteneva le terre dei luoghi ove i battaglioni del “Settimo” combatterono. Ricorreva anche il ventennale della Vittoria e il col. Ghe ideava così la creazione di un Museo-Sacrario.

L'urna
Singoli alpini, enti vari, personalità contribuirono validamente a far sì che il Museo-Sacrario venisse ufficialmente inaugurato il 13 dicembre 1939. In tre sale della stessa caserma “Salsa” erano stati raccolti i ritratti delle Medaglie d’Oro, trofei dei vecchi battaglioni, bandiere, labari, gagliardetti, cimeli della guerra d’Africa, le immagini di 27 (su 31) colonnelli che hanno comandato il “Settimo”. Poi specchi, diari sintetici, diorami, rare fotografie, schizzi e cartine topografiche eseguite a penna in prima linea da più o meno esperti topografi. Ancora ricordi dell’occupazione austriaca di Belluno, avvenuta dopo Caporetto e durata un anno.
(da: Storia del 7° Reggimento Alpini – Barilli)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il 14 giugno 1944, i reperti furono salvati dalle prede delle truppe germaniche che occuparono la città, dal cap. Amedeo Burigo che riuscì, con uno stratagemma, ad occultarli in alcune casse, compresa la bandiera del 14° Genio di stanza alla “Fantuzzi” e a trasportarli in un luogo sicuro della città. Poi, a guerra finita, tutto il materiale fu riconsegnato e il 3 maggio 1945 trasferito a Tolmezzo, presso la sede dell’8° Alpini, in attesa della ricostituzione del “Settimo Alpini”, per ricollocarlo nella caserma “Salsa”, dopo il 1953, ove rimase fino al 2003.