PARTE A SARAJEVO
L'OPERAZIONE "SPERANZA"
Panorama di Sarajevo
Anche la nostra Associazione impegnata nella ricostruzione della Bosnia devastata dalla guerra.
La Bosnia e la sua tragedia. L'immane tragedia che ha sconvolto la Bosnia ha portato questa regione all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. Il dramma infinito di distruzione e morte, che ha coinvolto soprattutto cittadini inermi è stato, in effetti, un dramma annunciato alla cui esplosione e ai cui sviluppi l'Europa non è certo estranea. Una sorte e una storia quelle bosniache contrassegnate dalla sventura. A cominciare dalla collocazione geografica. Un paese dalla natura aspra e difficile da dominare, quasi senza sbocchi al mare, tranne un brevissimo tratto della costa adriatica, senza porti di un qualche rilievo, montagne selvagge e impervie; poche le pianure, lungo il basso corso della Neretva e lungo la riva meridionale della Sava; un oppressivo clima continentale, un terreno che, per il suo carattere accidentato, è di fatto coltivato solo per un quarto; scarse e scarsamente sfruttate le risorse naturali a causa delle pessime vie di comunicazione.
Una storia tormentata. Una storia quella della Bosnia non meno tormentata della sua geografia, sempre al limite della catastrofe. Una storia che è, in gran parte, un susseguirsi di occupazioni straniere da quando, agli inizi del VII secolo, le tribù slave meridionali vi si stabilirono sostituendosi all'elemento romanizzato. Assoggettata alla Bulgaria nel X secolo, la Bosnia fu teatro di durissime lotte religiose alla fine delle quali, dopo alterne vicende, cadde sotto il dominio magiaro. Al termine di una breve ma felice parentesi di parziale indipendenza (il Regno di Bosnia, tra il XIV e il XV secolo) sopraggiunse la feroce occupazione turca che mise fine ad ogni sviluppo economico e che, per quasi mezzo millennio, pesò terribilmente sulla regione. Solo nel 1878 il Congresso di Berlino stabilì che la Bosnia, rimanendo salvo il diritto di sovranità turco sul territorio, fosse data in amministrazione all'Austria-Ungheria, che nel 1908 procedette unilateralmente all'annessione. Da qui, poi, quelle situazioni dense di tensioni che sfociarono nell'assassinio di Sarajevo (giugno 1914), miccia-pretesto per la prima guerra mondiale, l'ingresso a guerra finita nel Regno di Jugoslavia e l'annessione al Regno di Croazia (1941-45) con la conseguente occupazione delle truppe italo-tedesche e la reazione partigiana soprattutto nelle zone montuose del paese, la partecipazione come Repubblica popolare di Bosnia-Erzegovina alla Jugoslavia di Tito che, bene o male, assicurò un periodo di pace, e infine il referendum del primo marzo 1992, data della proclamazione dell'indipendenza e dell'inizio della guerra civile.
Il nostro intervento. Su questa disgraziata regione sembra pesare una maledizione biblica, avendole la storia conferito il ruolo di vittima innocente delle divisione delle grandi civiltà e delle quattro confessioni che qui convivono da sempre -ortodossi, mussulmani cattolici ed ebrei- ognuna esclusa e rigorosamente separata dalle altre. La sequela di distruzione e morte che si è abbattuta sulla Bosnia è storia recente e le immagini di Sarajevo distrutta sono ancora indelebilmente impresse nella nostra memoria. La ricostruzione ha preso il via tra mille difficoltà, ma sono numerose le associazioni internazionali attualmente in quella regione. Ora, non si sa per quali vie, il vescovo ausiliare di Sarajevo, mons. Pero Sudar, è arrivato alla nostra Associazione, a Milano. Incontrandosi con il presidente Parazzini, ha rivolto alla grande Famiglia Alpina l'invito a collaborare nella ricostruzione ed ampliamento di una grande scuola. Accolta con riserva la richiesta del vescovo bosniaco, Parazzini ha inviato a Sarajevo una commissione composta da Bortolo Busnardo, Luciano Cherobin, Lino Chies, Sebastiano Favero e Cesare Poncato. Sentito il loro parere sulla situazione, il CDN, nella seduta del 22 luglio scorso, ha approvato all'unanimità l'intervento, stanziando 900 milioni della somma raccolta con la petizione a favore delle popolazioni dei Balcani.
La commissione.
Da sinistra: Lino Chies - Luciano Cherobin - il Vescovo Pero Sudar - Bortolo Busnardo - Sebastiano Favero - Cesare Poncato.
L'istituto scolastico si trova a Zenica, a 45 chilometri da Sarajevo. Ospita oltre 500 ragazzi delle scuole medie e del ginnasio e ne ospiterà 800 a opere concluse. La sua ricostruzione e ampliamento rientrano nel progetto "Le scuole per l'Europa". All'ANA sono stati assegnati i lavori riguardanti l'impianto elettrico e sanitario, l'impianto di riscaldamento, la costruzione di finestre, porte, la posa dei pavimenti e l'imbiancatura, i lavori in pietra e ceramica e di stagnatura. Le adesioni all'intervento (sono previsti turni di lavoro settimanali) verranno inoltrate, attraverso le Sezioni, direttamente alla Segreteria della Sede Nazionale.
Le motivazioni. Molteplici sono le motivazioni che hanno convinto l'Associazione ad impegnarsi in questa corposa iniziativa di solidarietà. C'è innanzitutto la convinzione che, se Sarajevo è stato il simbolo della divisione (nei templi della città gli orologi battevano un tempo quattro ore diverse) la capitale della Bosnia potrebbe diventare città-simbolo di pace, convivenza e tolleranza (in tale spirito, gli alunni che frequenteranno la scuola appartengono a varie etnie). E si sa che l'anelito di un mondo di pace sta in cima a tutto l'operare alpino. L'intervento degli Alpini, sempre attenti alle vicende di chi è colpito dalla sofferenza e dalla sfortuna, vuole anche essere una denuncia contro l'indifferenza dell'Occidente, chiuso spesso nel suo egoismo di benessere raggiunto. Vogliamo dire che non siamo insensibili alle vicende di questo popolo sempre stravolto dalla guerra e sempre in lotta per la sopravvivenza, capace di subire e soffrire con dignità a tal punto da fare del suo atteggiamento verso la sofferenza il senso più profondo della sua esistenza.
Ricostruire con umiltà ed impegno là dove la sciagura, la guerra o l'odio hanno devastato è forse l'arma più potente di cui si sono sempre serviti gli Alpini per far sentire la loro voce. Forse però ha pesato più di tutto nella decisione della Associazione la sorpresa di essere in qualche modo conosciuti in un paese di cui, solo pochi anni fa, ignoravamo quasi l'esistenza, in una regione che un tempo faceva parte di quel nulla che, partendo da Trieste e Gorizia, si estendeva immenso e silenzioso fino alla Manciuria.
I ponti di Bosnia. Avvicinandoci a questo paese balcanico prima sconosciuto abbiamo scoperto che l'interprete più lucido ed acuto di questa disgraziata terra è stato lo scrittore Ivo Andric (1892-1975) insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1961. Tema ricorrente della sua narrativa sono "i ponti" e non a caso
"Il ponte sulla Drina" è considerato il suo miglior romanzo. I ponti sono determinanti nella formazione dei territori civili, simboli tangibili e momenti fondamentali nella storia e nella vita, costruiti per avvicinare, collegare, vincere la natura e le sue forze a volte nemiche e accompagnare il flusso della storia verso un futuro diverso e migliore.
"Di tutto ciò -scriveva Andric- che l'uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti della case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio. Tutto ciò che questa nostra vita esprime -pensieri, sforzi, sguardi, sorrisi, parole, sospiri- tutto tende verso l'altra sponda, come verso una meta, e solo con questa acquista il suo vero senso. Tutto ci porta a superare qualcosa, a oltrepassare il disordine, la morte o l'assurdo. Poiché tutto è passaggio, è un ponte le cui estremità si perdono nell'infinito e al cui confronto tutti i ponti di questa terra sono solo giocattoli, pallidi simboli. Ma la nostra speranza è su quell'altra sponda."
La prima riunione della "Commissione Bosnia", invitata dal CDN ad organizzare l'intervento pianificandone le varie fasi, si è tenuta martedì 25 luglio scorso nella sede della Sezione "Montegrappa" di Bassano, a fianco dello storico ponte degli Alpini. Scorgendo dalla sala le nobili e caratteristiche arcate sotto cui scorre impetuoso il Brenta, ci è venuto naturale collegare questo magnifico manufatto, più volte distrutto e sempre ricostruito, ai tanti ponti di Bosnia devastati dalla guerra. E ad altri ponti tanto cari agli Alpini.
Lino Chies
INAUGURATA LA SCUOLA MULTIETNICA DI ZENICA (Bosnia)
(di Cesare Di Dato e Cesare Poncato)
Promessa fatta, promessa mantenuta: l’impegno dell’ANA era che prima della fine dell’inverno i lavori di ampliamento della scuola multietnica di Zenica (Bosnia) dovevano essere finiti e così è stato. Sabato 16 febbraio 2002, essa è stata inaugurata alla presenza delle maggiori autorità religiose e civili, bosniache e italiane. Per l’ANA, presenti il Presidente Giuseppe Parazzini, i componenti della commissione, Cherobin, Carlassale, Chies, Danieli, Bavero, Greppi, Poncato (della Sezione di Belluno), una quarantina di alpini che si erano avvicendati nei lavori tra i quali Dino Candeago di Castion e il coro Caviojo di Arsero VI. Completavano il quadro alcuni consiglieri nazionali, Vecchio segretario ANA, Ruggero Rossato presidente della Sezione di Vicenza con vessillo, Angelo Dal Borgo vice presidente della Sezione di Belluno con vessillo, il presidente della Sezione di Pordenone Giovanni Gasparet.
Tra i religiosi l’arcivescovo di Sarajevo cardinale Pulijic e il nunzio apostolico in Bosnia, cardinale Leanza; ci ha fatto piacere vedere seduti accanto a loro l’iman islamico e il parroco ortodosso di Zenica.
Non poteva mancare il vescovo ausiliare di Sarajevo, monsignor Pero Sudar, anima dell’iniziativa e apostolo della vagheggiata, sperata, cercata coesione tra le tre religioni della Bosnia, troppo spesso scontratesi duramente nel recente passato.
Unità di intenti volti alla pace: ecco l’obiettivo di monsignor Sudar, da raggiungere attraverso la comunione di interessi culturali degli studenti delle tre etnie sugli stessi banchi di scuola.
Numerosi i discorsi, citiamo monsignor Sudar: “Tutti i nostri desideri sarebbero rimasti tali se non avessimo trovato le persone e le istituzioni che credono che questo Paese debba essere ricostruito prima di tutto sui fondamenti di una buona educazione delle giovani generazioni: la Caritas ambrosiana, la società Renovabis dei cattolici tedeschi e l’Associazione degli alpini italiani. Gli alpini, che lo spirito di solidarietà umana porta ovunque ci sia da aiutare, hanno contribuito ad una parte significativa di questo bell’edificio. A lei signor presidente (Parazzini) e ai suoi alpini va il mio ringraziamento più sincero”.
E Parazzini: “Vedendo questo complesso così ben riuscito, che ci ha visti a fianco della Caritas italiana e della Renovabis tedesca, penso che le 300 giornate di lavoro donate dai nostri volontari siano state spese bene. Siamo felici di aver fatto qualcosa di concreto per i giovani di questa Nazione.”
La scuola è stata fondata nel 1903 dalle suore che hanno cominciato l’educazione dei bambini e dei giovani nella casa chiamata “Monastero” e hanno svolto questo lavoro fino al 1945 quando fu confiscata e nazionalizzata. Con il merito dell’Ordinariato arcivescovile di Sarajevo e gli entusiasti di Zenica è nata l’idea di rinnovare la scuola cattolica nella medesima casa. Nel 1995 ebbe inizio la scuola media e il liceo. Nel tempo di due, tre anni il numero degli scolari si è elevato fino a 550 suddivisi in due turni, dei quali 430 frequentavano gli otto anni delle elementari e 120 i quattro anni del ginnasio che portano al diploma di maturità, il che superava la capacità spaziale della scuola. Nei primi cinque anni la scuola fu finanziata solo con i mezzi dell’Ordinariato arcivescovile di Sarajevo. Nel fra tempo i molti benefattori hanno aiutato lo svolgimento di questo progetto. Nonostante i molti appelli, dal comune e dal governo locale non sono arrivati nessun tipo di sostegno materiale.
Quando lo spazio del Centro è diventato limitato, si è sentito il bisogno e la necessità che il Centro dovesse essere nuovamente edificato. I lavori sono cominciati nel 2000. Nello stesso anno il governo locale ha concesso il sussidio finanziario alla scuola media che bastava solamente per metà del bisogno reale.
Con la premura dell’Ordinariato e l’aiuto dei benefattori già in un anno si è fatto un progresso notevole durante il quale è stata finita la prima fase del progetto (i blocchi A e B). Si è proseguito con i lavori e nei ultimi giorni sono stati realizzati i progetti riguardanti la palestra e l’auditorium.
Il programma scolastico segue i principi del progetto “Le scuole per l’Europa”. Tale progetto, ideato da Mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, prevede l’insegnamento nel rispetto delle singole identità etnico-religiose puntando sull’integrazione e sull’accettazione reciproca tra studenti delle varie provenienze.
L’ampliamento e l’adeguamento dei locali esistenti che sono stati inaugurati, erano essenziali per il rilascio delle autorizzazioni per l’esercizio dell’attività scolastica che prevede di ospitare circa 750 – 800 alunni tra elementari e ginnasio, suddivisi in due turni per un massimo di circa 450 alunni.
L’intervento era stato suddiviso in due stralci:
- nel 2000, sono state ricavate le aule ai lati della struttura esistente e ricavati i locali di servizio all’interno dell’attuale corpo principale, per un totale di mq. 1.500;
- nel 2001, sono stati realizzati l’anfiteatro, gli spazi comuni e le aule tecniche con i locali di servizio e lo spazio per attività sportive per un totale di ulteriori mq. 2.100.
Il tutto distribuito su tre piani fuori terra, un sottotetto ed un piano interrato.
Il costo dell’opera, stimato il circa L. 3 miliardi è stato finanziato per circa 700 milioni dalla Caritas Ambrosiana (MI - I), circa 800 milioni dall’associazione cattolica Rennovabis di Monaco di Baviera (D), circa 900 milioni dall’Associazione Nazionale Alpini (proventi della sottoscrizione pro Balcani), da altre offerte e da un contributo cantonale locale.
L'ampliamento della scuola
I lavori sono stati seguiti costantemente dalla commissione della sede nazionale dell’A.N.A. e alcuni lavori (posa dei pavimenti in marmo, pitture e rifiniture varie) sono stati eseguiti direttamente dai volontari Alpini con l’impiego di oltre 300 giornate lavorative.
Cesare Poncato