Gran Zebrù, 31 Ottobre 2017. Nuova uscita dei "Miei Viaggi nella Memoria 2017, sul Gruppo Ortles/Cevedale. Uscita per verificare personalmente la fattibilità per salire alla vetta del Gran Zebrù (La Punta del Re per i tedeschi) e visita agli insediamenti italiani nella valle del Cedec.
Dal parcheggio del rifugio ai Forni q. 2100 al rifugio Pizzini q. 2700 e proseguendo per il sentiero che si snoda in una morena glaciale che porta alla base della vedretta del Gran Zebrù, a quota 3000 sosta per mettermi l'attrezzatura da ghiaccio, risalgo il ghiacciaio con pendenza sempre maggiore fino alla base del canalino "Col di Bottiglia" a quota 3300 (Un canalino di neve e ghiaccio con pendenza del 50/55° il più impegnativo per la salita ai 3859 metri della vetta del Gran Zebrù).
Sono molto soddisfatto la salita non è particolarmente difficoltosa, bisogna fare molta attenzione a non scivolare sul ripido pendio ghiacciato e alle frequenti scariche di sassi dal "Col di Bottiglia", oltre agli insidiosi e pericolosi crepacci nel ghiacciaio.
Vorrei proseguire la mia salita, fino alla fine del canalino, ma con il ritorno dell'ora legale diventa buio molto presto e la strada del ritorno è lunga e oltre tutto devo visitare "le rovine" delle casermette italiane a quota 2540, cosi ritorno sui miei passi scendendo per la vedretta del Zebrù e approfittando delle ottime condizioni atmosferiche, faccio alcune foto panoramiche del bellissimo e anche insidioso crepaccio.
Giunto al Pizzini proseguo per il sentiero panoramico della Val Cedec e raggiungo il luogo dove sorgevano le casermette italiane, rimasti ormai dei ruderi, molte le trincee e postazioni di artiglieria, da qui si dominavano tutte le linee austroungariche dal San Matteo, al Palon de La Mare e dal Cevedale al Gran Zebrù.
Dopo questa visita e l' esplorazione di questo sito, una preghiera e un ricordo ai nostri e ai loro caduti, riprendo il cammino per il posteggio ai 2100 metri del rifugio ai Forni dove giungo quando ormai scendono le prime ombre della sera: ci vorranno altre tre ore abbondanti di auto per il ritorno a baita, sono stanco, ma soddisfatto della giornata trascorsa su questi luoghi delle nostre vallate alpine nel ricordo del centenario della "Grande Guerra" <PER NON DIMENTICARE>
Foto: Luigi Rinaldo